Sempre più spesso, quando si parla di ragazzi e crescita, si associa il concetto di autonomia alla gestione del denaro.
Ma davvero l’autonomia passa dai soldi, o esistono altre strade (forse più profonde) per costruirla?
L’autonomia non è sinonimo di libertà economica
Secondo la psicopedagogia moderna — da Maria Montessori a Jerome Bruner, fino alla teoria dell’autodeterminazione di Deci e Ryan — l’autonomia non coincide con la libertà di fare ciò che si vuole, ma con la capacità di prendere decisioni consapevoli.
Un ragazzo è autonomo non perché ha due euro in tasca, ma perché:
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riconosce i propri bisogni reali;
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sa organizzarsi in anticipo;
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comprende il valore e le conseguenze delle proprie scelte.
L’autonomia autentica, quindi, non si misura in termini economici ma educativi: si costruisce passo dopo passo, con il sostegno e la guida degli adulti di riferimento.
Il contesto familiare conta
Le linee guida educative (MIUR, Istituto degli Innocenti, UNICEF) ricordano che ogni percorso verso l’autonomia deve rispettare la realtà della famiglia.
Non esiste un modello unico valido per tutti: il dialogo tra genitori, insegnanti e ragazzi resta il fondamento di ogni crescita equilibrata.
Se un genitore preferisce non dare denaro ogni giorno ma coinvolgere il figlio nella spesa o nella preparazione della merenda, non sta “limitando” l’autonomia, bensì la sta costruendo in modo più profondo, attraverso la partecipazione e la responsabilità.
Dal punto di vista nutrizionale: serve davvero la merenda?
Secondo le Linee guida CREA 2023, la merenda non è obbligatoria, ma può essere utile se l’intervallo tra colazione e pranzo supera le 5–6 ore.
Nel caso di un ragazzo che fa colazione alle 7:00 e pranza alle 14:30, uno spuntino può effettivamente sostenere la concentrazione e l’attenzione, ma non deve coincidere necessariamente con il bar.
Molti snack confezionati o consumati al bar sono ricchi di zuccheri e grassi, e provocano sbalzi glicemici che aumentano la fame dopo poco tempo.
Una merenda equilibrata (come frutta, yogurt, pane integrale e olio o frutta secca) aiuta invece a mantenere energia e lucidità, senza eccessi.
Educare i ragazzi a scegliere o preparare consapevolmente la propria merenda è un atto educativo completo: significa imparare a conoscere il corpo, a pianificare e a prendersi cura di sé.
E questo è, a tutti gli effetti, un esercizio di autonomia.
Una via di mezzo possibile
Come in molti aspetti dell’educazione, anche qui il segreto sta nell’equilibrio.
Una via di mezzo può essere:
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proporre una piccola paghetta settimanale, non giornaliera;
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accompagnare la gestione del denaro con riflessioni condivise;
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alternare merende preparate in casa a momenti di socialità spontanea.
In questo modo, si educa a gestire non solo il cibo e il denaro, ma anche le scelte personali e relazionali, in modo coerente, sano e rispettoso del contesto familiare.
Conclusione
L’autonomia non nasce dal portafoglio, ma dalla consapevolezza di sé.
Può svilupparsi attraverso gesti semplici: scegliere, organizzarsi, comprendere i propri bisogni e rispettare le proprie risorse.
Dare dei soldi può essere un mezzo, ma non è l’unico né il più importante.
L’autonomia vera è imparare a decidere — non soltanto a spendere.
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